La Colombia affronta da più di un anno, un difficile momento storico a seguito della firma degli accordi di Pace fra il principale esercito guerrigliero FARC – EP e Governo di Juan Manuel Santos, e le trattative in corso con l’altra guerriglia de l’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN). Un contesto complesso, che vede una recrudescenza degli attacchi mirati ad attivisti, leaders comunitari e difensore/i dei diritti umani ed ambientali. La costruzione della pace e la messa in discussione delle cause che stanno alla radice del conflitto armato e delle condizioni di iniquità e diseguaglianza che caratterizzano vaste aree del Paese, hanno evidenziato il ruolo delle donne colombiane come emblema di resistenza e di proposte. Da una parte prime vittime di una guerra interna che in mezzo secolo ha lasciato dietro di sé migliaia di assassinii e milioni di desplazados, dall’altra promotrici della ricostruzione di un Paese a partire da una posizione antitetica all’iper-estrattivismo attorno a cui ruota l’economia della Colombia: le donne colombiane promuovono una pace basata sui beni comuni, sulla riconversione ecologica dei territori e sulla difesa delle culture ancestrali. A partire dalla costruzione di spazi di partecipazione e protagonismo politico dentro i quali la riflessione sul genere nella collettività diventa centrale, e coinvolge a pieno titolo anche l’intera comunità LGTBI.
A testimonianza delle pratiche di lotta e di autodeterminazione delle comunità indigene, contadine ed afrodiscendenti della Colombia, saranno con noi all’OltrEconomia
tre donne in rappresentanza di altrettante dimensioni simboliche delle lotte popolari colombiane: Nidiria Ruiz Medina – referente dell’associazione di Donne del bajo naya AIMI e della rete CONPAZ, che riunisce oltre 150 comunità di tutta la Colombia, impegnate a costruire la pace dal basso: Magola Aranda – referente della Zona di Riserva Contadina della Regione del Putumayo. Le accompagna Zahily Juliana Chaparro Hernández, della Commissione Interecclesiastica di Giustizia e Pace della Colombia. Invitate da Yaku per la serie di incontri in Italia “Mujeres constructoras de Paz – donne costruttrici di Pace”, le tre donne racconteranno come le donne stiano storicamente sfidando un sistema di accaparramento di risorse – acqua e terra, e poi petrolio, minerali, agroindustria – alimentato dalla presenza di eserciti paramilitari al soldo di industrie e narcotraffico, e che si nutre anche di una cultura profondamente patriarcale e machista. Un aspetto che fa della Colombia il Paese che svetta in cima alle classifiche mondiali per uccisione di difensore dei diritti umani, che nel clima del postaccordo e fra le tornate elettorali amministrative e presidenziali che stanno premiando l’ultradestra, stanno subendo un attacco mirato a piegare un processo di ribellione, di cambiamento e di promozione dei diritti degli esseri viventi e della Madre terra, che forse non ha eguali nella Storia latinomaericana.
Per approfondire:
Leadership e ruoli della donne nel conflitto e nel processo di pace.
In tutto il processo di riorganizzazione sociale, comunitaria e di ricerca continua della pace, le donne in Colombia hanno svolto un ruolo fondamentale. Più di metà delle milioni di vittime del conflitto colombiano- oltre 250.000 morti, fra i 7 e i 10 milioni di sfollati interni, un numero imprecisato di violazioni di diritti umani e violenze di genere – sono state donne. Spesso rimaste le uniche referenti di comunità e famiglie a causa dell’acuirsi del conflitto che ha provocato l’assassinio, la sparizione, l’incarcerazione e l’esilio, di centinai di compagni – le donne nelle comunità hanno dovuto farsi carico dell’economia famigliare, riportando ferite profonde nel corpo e nell’anima che non hanno ricevuto alcuna cura. Donne che sono diventate centro delle vite della comunità e organizzativa, costruendo una leadership per la difesa della vita, del territorio, l’ambiente e la cultura contadina, in contrapposizione alla cultura del narcotraffico e del conflitto che si basa su stereotipi di genere e la violenza patriarcale.
Con l’incremento dei movimenti contadini e delle piantagioni di coca del 1996, emergono leadership femminili che impiegano il loro lavoro per la difesa dei diritti nei processi pratici per la sostituzione volontaria delle coltivazioni di coca, graduale e concordata in cerca di economia legali. Ma all’espansione delle piantagioni illecite, della coltivazione intensiva e dello sfruttamento minerario e petrolifero, sono seguite violenze fisiche, sessuali e psicologiche da parte di diversi attori – da quelli armati, che hanno usato spesso il corpo delle donne come territorio di guerra – a lavoratori stranieri importanti in massa dalle multinazionali in territori ristretti, alla violenza domestica. L’arrivo delle fumigazioni delle areee con il glifosato e la sua dispersione – parte dei programmi di lotta al narcotraffico appoggiate dal Plan Colombia statunitense, che nascondeva spesso operazioni di accaparramento dei territori – hanno avuto anch’essi forti conseguenze sulla salute delle donne: numerosi sono i racconti di decine di aborti a causa dell’inquinamento da glifosato, così come come da quello prodotto dalle imprese petrolifere.Preso atto di tutti questi impatti, le donne continuano ad essere le principali promotrici nella ricerca di soluzioni mediate per il conflitto sociale e armato del paese. Con la firma degli Accordi di Pace fra il Governo Nazionale e le FRAC-EP – che prevedono uno sguardo di genere fra i punti dell’accordo – si sono costituite Commissioni di Genere per promuovere proposte di fronte al possesso ed intitolazione delle terre, lo sviluppo e la produzione di coltivazioni alternative il rafforzamento dello spazio femminile negli scenari di partecipazione locale e regionale, la redistribuzione delle economie per donne e uomini evidenziando il contributo di ognuno, partendo dalle economia legali che salvaguardino l’ambiente, proteggano le coltivazioni e le tradizioni culturali e si collochino nella cornice della Commissione per la verità sulle violazioni in tema di genere del conflitto armato. Nonostante il ruolo delle donne nel panorama del processo di pace sia stato descritto inizialmente esclusivamente come quello di vittima del conflitto armato, la comprensione del loro reale apporto come soggetto politico e di diritto ha permesso di sviluppare un impianto strategico connesso con il diritto alla verità, alla giustizia, ad un equo risarcimento, alla garanzia di non reiterazione dei reati. Parallelamente, si sono rafforzate le mobilitazioni di donne nel Paese ed il loro progressivo riconoscimento come attrici fondamentali nella costruzione della pace. Di fronte all’acquisizione di un ruolo di protagonismo che trascende l’ambito domestico, e alle rivendicazioni di genere da loro prodotte, le donne colombiane si stanno definendo come agri di trasformazione e difensore del proprio territorio e delle comunità. La capacità di incidere politicamente si è delineata attraverso ambiti significativi come lo sviluppo di strategie di comunicazione collettiva, la formazione attorno a diritti ambientali e comunitari, la lotta per la difesa dell’acqua e il riconoscimento della titolarità delle terre.