“Ci
sono almeno cinque ragioni per cui le donne in Colombia, ma anche in
molte altre parti del mondo, sono in prima linea nella difesa
dell’acqua, e sono tutte connesse al ruolo che il modello economico
estrattivista disegna per loro: megaprogetti, estrazioni di petrolio,
carbone, minerali, agroindustrie rendono i territori inospitali per una
donna, perché stravolgono la vita delle comunità, fanno saltare i legami
ancestrali con il territorio, provocano sfollamento e violenza. Per
questo, le donne in Colombia difendono l’acqua, perché difendono la
sopravvivenza stessa del proprio territorio e costruiscono cammini
economici più sostenibili”. Tatiana Roa, presidente dell’associazione
ecologista colombiana Censat Agua Viva ieri all’OltrEconomia Festival
spiega la complicata geografia politica e sociale della Colombia e ci
riporta all’antica assonanza fra accaparramento dell’acqua e controllo
territoriale. Come ogni anno il festival trentino prevede uno spazio
dedicato al protagonismo femminile nell’economia e ieri la conferenza
“Fiumi disobbedienti” ha raccontato come in Colombia il modello basato
sull’accaparramento di acqua e terra impatti negativamente in
particolare le donne.
Ma sono sopratutto le testimonianze delle
altre due relatrici – la rappresentante del popolo indigeno Wayuu,
Angelica Ortiz e Rubiela Avellanedo, contadina sfollata della regione di
Santander – ad emozionare l’affollata platea dei presenti: “Quando
hanno costruito la diga Hidrosogamoso – racconta Rubiela – ci hanno
cacciati dalle nostre case, abbiamo perso tutto. Poi sono arrivati gli
operai dell’impresa – la canadese Isigen – qualcosa come 5000 uomini, ed
è stata come un’invasione. Con loro è arrivata la prostituzione,
violenza sessuale, disagio. La nostra vita, un tempo scandita dal ritrmo
del fiume Sogamoso, ora dipende dalla diga, che inonda o secca i
territori, fa morire i pesci, fa morire in qualche maniera anche noi”.
“I corsi d’acqua per i wayuu sono sacri, abitati da spiriti che noi
temiamo e rispettiamo. Immaginatevi dunque cosa possa significare per
noi lo spostamento di un fiume”: anche la storia che Angelica racconta,
aggiunge un pezzo al mosaico di esistenze e resistenze che attorno
all’acqua in Colombia vedono crescere conflitti epocali.”La miniera di
carbone El Cerrejon (al centro della conferenza dell’OltrEcobomia di
giovedì “La maledizione del carbone. Ndr), la più grande al mondo a
cielo apreto, consuma 17 milioni di metri cubi di acqua al giorno: è
come un mostro insaziabile che ha sempre sete, e ha preteso lo
spostamento già di due corsi d’acqua dei quattro che attravesano la
nostra regione, già caratterizzzata da un clima semidesertico. Questo
per noi è un fatto di gravità inaudta, è un’offesa, è mettere a dura
prova la nostra sopravvivenza. Come donne siamo chiamate alla difesa
dell’acqua, che è anche una lotta per la pace, contro la devastazione di
un progetto di morte”.
Ecco che la connessione fra conflitto interno colombiano – tutt’altro che terminato, nonostante la firma degli accordi di pace due anni fa, tanto da mettere in allarme le principali organizzazioni per i diritti umani – ed economia estrattivista comincia a delinearsi con chiarezza: “Progetti come quelli che le mie compagne hanno raccontato – continua Tatiana – sono emblematici perchè dimostrano che sono endemici a dinamiche di occupazione terrioriale: la diga di cui parla Rubiela – una delle maggiori del Paese – è stata utilissima per far andare via le persone che abitavano la vallata: dopo la diga sono arrivate le industrie intensive della palma africana, e quelle petrolifere che non esitano ad usare il fracking. Questo nuovo estrattivismo – perchè noi latinomaricani siamo sfruttati da cinque secoli – utlizza metodologie con le quali non è più possibile convivere, ed è connesso direttamente con il patriarcato: l’economia della cura, tipica delle donne delle comunità, non ha più spazio; impone l’uso del denaro, sostituendolo al baratto o all’interscambio di alimenti, inficia la relazione intrinseca che le donne hanno con l’acqua”.
Per questo le donne si auto organizzano costruendo di fatto nuove economie:”Con la mia associazione Fuerza de Mujeres Wayuu abbiamo imparato a vincere la paura e difendere i nostri diritti: ci formiamo, studiamo, ci proteggiamo a vicenda e cerchiamo di denunciare quello che le multinazionali fanno nel silenzio e nell’impunità, accompagnate dalla connivenza dei governi”, spiega Angelica. “Questo ci espone contnuamente alle minacce delle forze paramilitari, per cui io sono costretta a vivere sotto scorta e temo costantemente per la vita dei miei figli”. Angelica è stata pesantemente minacciata di morte anche poco prima di venire in Italia, invitata da Yaku per una serie di incontri a Roma e a Trento, per cui è scattata un tam-tam di solidarietà ed appoggi che ha coinvolto anche l’OltrEconomia Festival.
“Difendere l’acqua è per noi dire no al capitalismo e ad un’economia basata sulla spogliazione dei beni e sulla violenza”, ha poi terminato Tatiana, che in mezzo agli applausi ha salutato il pubblico gridando per tre volte lo slogan del movimento per la difesa dei fiumi colombiani, “Rios Vivos”: “Agua para la vida, no para la muerte!”.